La Tela
San Vincenzo Ferreri olio su tela del XVIII secolo attribuito a Vincenzo Fato
La tela, alta 270 cm e larga 180 cm, rappresenta San Vincenzo Ferreri tra i sofferenti.
La zona luminosa del cielo e l’abito bianco del protagonista disegnano l’asse di simmetria verticale. A destra e a sinistra sono disposte e bilanciate le masse formate dai personaggi sicché la composizione risulta molto equilibrata; il senso del movimento è recuperato dalla gestualità e dal panneggio degli abiti. È stata posta molta cura nella caratterizzazione delle singole figure, nel disegno degli elementi del volto e nella resa dei particolari anatomici delle mani.
La figura del Santo, con abiti dell’Ordine domenicano e con attributi iconografici specifici, occupa la parte centrale della tela e della composizione. A destra e a sinistra sono raffigurati soggetti esemplificativi di condizioni di sofferenza. La parte alta mostra uno squarcio di cielo con nembi e testine d’angelo, allegoria della teofania. In questo dipinto San Vincenzo Ferreri è presentato tra persone in situazione di sofferenza a significare la sua scelta per i poveri ed in considerazione della situazione particolare in cui, proprio questi, si troveranno nel giudizio finale, oggetto frequente della sua predicazione. È possibile individuare tra le figure: il muto, il portatore di handicap, cieco....
Nel dipinto, il Santo è rappresentato con i segni iconografici specifici, che si trovano anche nelle espressioni scultoree. Il segno delle ali traduce un sentimento che risale ai suoi contemporanei, i quali, per l’efficacia della sua predicazione sul senso del fine ultimo dell’umanità e sul giudizio universale, lo identificarono con l’angelo mandato dal Signore di cui parla San Giovanni nell’Apocalisse: “Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi fedeli ciò che deve accadere tra breve” (Ap 22,6).
Altro segno iconografico distintivo del Santo è la fiamma sul capo, simbolo di ispirazione divina, di particolare ardore nella predicazione e, soprattutto, segno pentecostale del dono delle lingue.
Beato Benedetto XI
Olio su tela del XVIII secolo attribuito a Vincenzo Fato
La tela di forma ellittica, è alta 125 cm e larga 97 cm. Raffigura il papa Benedetto XI ed è ragionevolmente attribuito al pittore Vincenzo Fato.
La figura è ben costituita, la luce laterale modella molto bene i particolari anatomici del volto, le pieghe degli indumenti e perfettamente definite le mani, specialmente quella sollevata nel gesto benedicente. In essa, l’alternanza delle strette lingue di luce e le ampie zone di ombra, dense quanto basta per dare corposità all’arto senza togliere la leggibilità dei particolari, crea un buon effetto pittorico.
Il papa rappresentato seduto con i paramenti liturgici e con la tiara, è ambientato in un interno suggerito appena da accenni di arredo. Solleva la mano destra in gesto di benedizione. È identificabile come il beato Benedetto XI, uno dei due papi domenicani saliti agli onori degli altari.
San Pio V
Olio su tela XVIII secolo attribuito a Vincenzo Fato
La tela di forma ellittica, alta 125 cm e larga 97 cm, raffigura il papa san Pio V.
Nel dipinto sono osservabili le caratteristiche peculiari del Fato: composizione ben bilanciata nella distribuzione delle masse, cura dei dettagli, disegno accurato dei particolari anatomici e particolarmente delle mani, volto espressivo con linee ben marcate, labbra incise, accurata modulazione delle superfici, ricchezza di sfumature chiaroscurali, panneggio profondo, morbido nelle pieghe.
Il pittore raffigura il santo con barba fluente, di profilo e davanti ad un crocifisso. Qui il pontefice si accorge dell’improvviso animarsi del Gesù, che comincia a perdere sangue dalle ferite e mostra col suo aspetto tutta la sofferenza del supplizio. La scena è ambientata in un interno con ampio drappo rosso che fa da sfondo, mentre san Pio ha il volto luminoso ed è circondato da un nimbo di luce e da un agglomerato di vaporose nubi. Il papa porta il piviale sulle spalle e la tiara sul capo. Si direbbe che l’artista abbia posto uno studio particolare nella resa pittorica delle mani, ricorrente nella pittura del Fato, definendo con cura i particolari anatomici attraverso sottili lingue di luce e di zone d’ombra.
I due papi collocati in questa cappella sono identificabili come Benedetto XI e PIO V perché, dei tre domenicani, che nel corso della storia sono stati elevati al soglio pontificio, i due rappresentati nei dipinti sono saliti agli onori degli altari. La scelta delle figure papali da collocare nella cappella, oltre che un omaggio all’Ordine, è il segno della fede nella chiesa e nel papato da parte dei domenicani di Putignano.
Tratto da Giacomo Lanzillotta (contributo alla storia artistica di Putignano nel XVIII secolo) in “Putignano: il paese e la memoria”